Migliorato nella scultura mantiene però l’idea di fondo; quella del sottufficiale in sovrappeso imboscato nelle retrovie a bere karkadè, o perlomeno intento a ritagliarsi il Proprio posto al sole. Il tentativo è quello di ricreare un piccolo bar improvvisato per servire gli inaspettati ospiti-occupanti. Base con assi di legno e scalino, nella scatola troverete anche tavolino, teiera, tazza e la porzione di una tenda per ripararsi dal sole. (bacchetta non inclusa, consiglio di farne una solidale alla base con del filo animato da un millimetro).
Il karkadè
Karkadè o the rosso d’Abissinia era di gran moda in quegli anni anche qui in Italia, annoverato fra i prodotti coloniali. Può essere consumato caldo (dal vago sapore agre) o freddo, per le forti capacità astringenti che aiutano a combattere la disidratazione e la sete. La teiera apposita, in due recipienti impilabili permette l’infusione delle foglioline con l’acqua calda (sopra) e la conservazione di ulteriore acqua calda (sotto) per allungarlo a piacimento.